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Come riciclare l’olio da cucina?

Vi siete mai chiesti cosa succede all’olio da cucina, dopo che lo avete gettato nel lavandino o nel wc? No?!!

Non conoscete le conseguenze di questo gesto che fate inconsapevolmente da anni?

Le conseguenze sono disastrose: gettare nel sottosuolo olio fritto, provoca la formazione di uno strato sottile attorno alle particelle di terra, che impedisce alle piante l’assunzione delle sostanze nutritive; si rendono inutilizzabili i pozzi d’acqua potabile e nel mare, forma un velo sottilissimo che impedisce la penetrazione in profondità dei raggi solari, con gravi conseguenze per l’ambiente marino.

Giusto per dare un quadro di insieme possiamo dare dei dati circa il danno che 1 Kg di olio crea nell’ambiente:

  • riesce a coprire 1.000 mq di acqua;
  • rende non potabile 1.000.000 di litri di acqua;

Teniamo presente che l’utenza domestica produce 2,5 volte quello che produce l’utenza commerciale, inoltre che mentre i ristoranti devono sottostare ad una legge le abitazioni possono tranquillamente buttarlo negli scarichi.

Come fare in modo che ciò non succeda?

L’olio fritto può essere versato in un recipiente che, una volta pieno, va portato alla più vicina isola ecologica. Oppure, per chi non avesse nei paraggi un’area attrezzata, meglio versare l’olio in una bottiglia di plastica o vetro e metterlo nella spazzatura. Così non rischieremo di inquinare l’ambiente che ci circonda.

In Italia siamo all’avanguardia nel recupero degli oli esausti, e a occuparsi del trasporto, dello stoccaggio, del trattamento e del recupero è il CONOE (Consorzio Obbligatorio Nazionale di raccolta e trattamento oli e grassi vegetali e animali esausti).

Col riciclaggio di questi oli si possono produrre lubrificanti vegetali per macchine agricole, biodiesel e glicerina per il sapone.

Dunque, è meglio riciclare che disperdere. Provate anche voi!