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Qual’è il futuro delle auto a idrogeno?

Se ne parla sempre meno. L’idrogeno sembra ormai dimenticato e chiuso in un polveroso laboratorio. I problemi economici non aiutano la ricerca e manca sempre la costruzione della rete di distribuzione. Infatti non sono molte le case automobilistiche che continuano a credere sull’idrogeno: Mercedes, Honda, Ford, Bmw e Gm. Quest’ultima continua tuttora la sua sperimentazione e in 10 anni ha investito oltre 1 miliardo di dollari.

I problemi che ritardano l’arrivo dell’auto a idrogeno, riguardano principalmente la nostra dipendenza economica e politica dal petrolio, fonte energetica ormai in via di esaurimento e che ci rende ancora più vulnerabili con i paesi islamici, principali produttori dell‘oro nero. Per non parlare delle catastrofiche conseguenze dell’uso dei combustibili fossili sull’ambiente del nostro Pianeta.

La diffusione di quest’auto cresce a rilento anche per la mancanza di richiesta da parte dei consumatori che, non avendo punti di distribuzione disponibili di idrogeno, non compreranno mai macchine con questa tecnologia.
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In Italia ad esempio, la prima rete di distributori per auto a idrogeno, doveva essere operativa entro il 2010, realizzata in Puglia in applicazione del protocollo siglato tra la Regione e il Governo nel 2008, i distributori a idrogeno dovevano essere aperti in tutte le province pugliesi per complessive sei stazioni di rifornimento, il progetto era finalizzato a creare l’infrastruttura distributiva necessaria per agevolare lo sviluppo delle auto a idrogeno e delle auto ibride bi-fuel benzina/idrogenom, le sei stazioni di servizio dovevano essere realizzate entro il 2010 e l’idrogeno doveva essere prodotto esclusivamente da fonti di energia rinnovabile, eliminando ogni impatto sull’ambiente nella fase di produzione, ma ad oggi non si è vista nemmeno la posa della prima pietra.

Ma guardiamo da vicino come funziona un motore a idrogeno.

L’unione dell’idrogeno e dell’ossigeno da luogo nuovamente all’acqua H2O liberando energia pronta per l’uso. Su questo processo sono basate le “celle a combustibile” (dette fuel cell). Le emissioni di scarto del processo sono assolutamente non inquinanti, trattandosi di acqua calda e vapore acqueo. La tecnologia “fuel cell” potrà essere utilizzata sia sotto forma di motore elettrico per le automobili e i trasporti sia come centrale industriale per la produzione di energia elettrica.

Nel settore della mobilità le case automobilistiche stanno seguendo due diverse strade:

a) Motore elettrico “fuel cell”
b) Motore a “combustione interna” in grado di utilizzare l’idrogeno come carburante. Questi motori utilizzano l’idrogeno liquido.
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In entrambi i casi le emissioni di scarto sono assolutamente non inquinanti. Dal punto di vista progettuale la principale criticità dell’utilizzo dell’idrogeno resta la sua elevata infiammabilità. I serbatoi devono pertanto consentire maggiori standard di sicurezza rispetto ai tradizionali serbatoi diesel o benzina. Nel caso dell’idrogeno liquido i serbatoi devono mantenere il carburante alla temperatura di -253°.

Sorgono spontanee alcune domande: ma quanto dovremo ancora aspettare, per utilizzare una tecnologia che è pronta da anni, ma che per motivi economici e politici non viene messa in commercio? Stanno forse aspettando che si esaurisca del tutto il petrolio? Se così fosse, è come se stessimo aspettando che finisca il nostro Pianeta.